Chiesa
Chi vigila ancora?
Nel più lodevole apostolato può annidarsi la tentazione di annacquare il Vangelo per non urtare il mondo
di Federico Sambuca
Abbiamo ricevuto un’accorata lettera, con la quale un degno ecclesiastico, niente affatto reazionario, ci mette a parte di una sua preoccupazione, che è poi anche un interrogativo che noi stessi ci poniamo da parecchio tempo. È un interrogativo che si impone alla nostra attenzione quando, non sempre, tuttavia spesso, osserviamo il comportamento pastorale dei pastori d’anime a più diretto contatto con il nostro popolo.
È dovere dei Pastori rendere attraente e persuasiva la Parola di Dio, facilitare il cammino della fede, spiegare gradualmente i misteri della fede, stimolare l’altrui responsabilità, tacere talvolta verità troppo difficili da capire o da praticare, tollerare debolezze, saper attendere, rispettare la altrui buona fede, usare misericordia.
Ma in questo lodevole apostolato può sempre annidarsi la tentazione di annacquare il Vangelo per non urtare il mondo.
Chi ancora alza la voce per svergognare gli ipocriti, ricordando i castighi divini e denunciando colpe e peccati? Chi insorge contro gli abusi, le ingiustizie e le malefatte dei potenti? Chi confuta errori ed eresie manifeste o serpeggiamenti? Chi interviene, da veri guardiani del gregge di Cristo, senza temere rappresaglie, vendette, minacce, emarginazioni? Insomma, chi vigila facendo opera di profeta?
Si ha l’impressione che i sacerdoti, che pure parlano tanto di profezie, fanno sentire il peso della loro autorità o solo per gravi problemi sociali o solo con la gente buona e, quindi, debole e indifesa.
Peccato di omissione
Quando si omette, per scelta pregiudiziale, di denunciare chi fa il male, o lo predica con violenza e spirito di provocazione, allora non diventa possibile la conversione del peccatore e chi predica il male si fa più spavaldo e prepotente.
Il Signore non dimentica i suoi poveri. Se il Pastore non istruisce o non mette in guardia o dà scandalo, è il Signore che illumina e dà fierezza a chi gli è fedele. Anche oggi, come ai tempi del Salmista, si vedono persone umili e indotte, madri di famiglia, operai, contadini, giovani, essere più attenti e docili a Gesù di certi ecclesiastici, teologi e non, e tener loro testa nell’adesione al Signore e alla sua Chiesa. È una gloriosa constatazione, che fu già dell’apostolo Paolo.
Nell’attuale situazione di generale smarrimento, dobbiamo più che mai credere alla dottrina contenuta nelle parabole del Vangelo.
Il fermento nella pasta, il piccolo gregge, il seme che deve morire… Per trasformare il mondo, per purificare la Chiesa, per compiere la sua opera di redenzione, il Signore non ha tanto bisogno di grandi forze umane quanto piuttosto di servi docili e di discepoli umili e puri.
La santa Vergine Madre di Dio insegna.