«Ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile ad un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche» (Mt 13,52)
N.1 - Gennaio-Febbraio 2001
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Spiritualità

Gesù extracomunitario

di Giovanni Giorgianni

Sin dalla sua apparizione Gesù è stato una figura controversa. A prescindere dalla nascita avvenuta fuori dal processo umano, dopo otto giorni venne dichiarato "segno di contraddizione" da un vecchio profeta, il quale prediceva che quel bambino si sarebbe addentrato nella vita come uno spartiacque tra gli uomini e sarebbe quindi amato e odiato, cercato e cacciato fuori.
Una profezia di facile attuazione da subito, perché nei mesi della sua primissima infanzia egli venne prima cercato da parte di sapienti venuti da lontano, dopo avere affrontato molti sacrifici per la gioia d’incontrarlo; poi ignorato e perseguitato dagli uomini del suo stesso paese, che pure aspettavano il liberatore da secoli: la crudeltà di un tiranno lo costrinse a scappare, a cercare rifugio all’estero, fuori della patria, esposto all’incertezza, alla precarietà, ai pericoli, alla solitudine, all’umiliazione.
Oggi noi guardiamo a lui che si è identificato "con il più piccolo dei suoi fratelli" e guardiamo a noi stessi, per chiederci quale sia il nostro rapporto con lui. Anche ai nostri tempi ci sono i cercatori di Dio, coloro che lo trovano nella solitudine e coloro che lo cercano e lo trovano nei fratelli. I cercatori di Dio nella solitudine non sono soltanto gli eremiti o i religiosi, ma ogni uomo che nel silenzio del cuore riconosce la presenza di Dio in ogni avvenimento dell’esistenza. Accetta nella pace le prove come una proposta del Signore, Amico e Padre, da accogliere senza ribellioni e senza atteggiamenti di vittima, ma con una resa intima del cuore, fiducioso di appartenere a un progetto salvatore.
Sono molti anche coloro che vanno incontro ai fratelli nel bisogno e in essi riconoscono Gesù. La loro carità non è circoscritta nei limiti di un’azione sociale, ma è un messaggio soprannaturale che dà forza e trasparenza all’amore e lo rende decisivo per la salvezza totale dell’uomo.
E ci sono gl’indifferenti, coloro per cui vale solo la preoccupazione di sé e delle proprie cose che non permette attenzione alle necessità altrui; tanto meno spinge l’anima a interessarsi di Dio e delle sue cose. Se per la nascita del Messia gli abitanti di Gerusalemme non si mossero per andarne in cerca, oggi molti, pur battezzati nel nome di Cristo, non sanno nulla di lui né gl’importa che egli dica qualcosa alla loro vita. I cuori sono induriti, come cementati dalle passioni più sregolate, direttrici dell’esistenza, responsabili dei destini, delle sofferenze che gli uomini si procurano l’un l’altro, dei piaceri che ne avviliscono la dignità. Sono creatori di tristezza per sé e per gli altri.
"Le tenebre ricoprono la terra", diceva il profeta Isaia. Vale anche oggi, perché c’è davvero tanto buio nei cuori e nelle menti degli uomini del nostro tempo. Il grido immenso del dolore e del male sgorga da ogni angolo della terra. Ogni giorno i mezzi di comunicazione sociale ci portano notizie di violenze e di atrocità su scala più o meno vasta, come denunzia della mancanza di amore e della volontà omicida dell’uomo contro l’uomo.
Ogni giorno centinaia e migliaia di individui sono costretti a fuggire, ad abbandonare la propria terra dalla violenza, dalla persecuzione politica, dall’odio, dallo sfruttamento, dalla povertà. Vanno a cercare rifugio e avvenire altrove, sfruttati anche nel loro pellegrinare disperato, sbattuti da un posto all’altro dalle leggi umane e dall’incapacità di tutti a organizzarci per vivere da uomini.
I Magi ritrovarono la stella, guida del loro cammino, non appena fuori dalla città. Anche noi ritroveremo la stella, se lasciamo i compromessi, le corruzioni, la voluttà dell’immediato e apriamo il cuore alla luce che viene dall’alto. Troveremo Gesù, il principe della pace, l’extracomunitario presente negli esiliati, nei precari, nei diversi, nei bisognosi di ogni genere, ai quali non basta dare un aiuto passeggero, ma per cui bisogna organizzare una carità illuminata e responsabile, che promuova la dignità e la sicurezza di tutti. Una carità non fatta per ufficio, ma per condivisione.
Non è una formula abusata. È la verità a cui il nostro cuore anela. La pace possiamo gustarla solo accanto a Cristo, docili ai suoi richiami, forti nel vincere le passioni e le ostinazioni dell’orgoglio, generosi nel perdonare, umili nel metterci in discussione, ferventi nella preghiera e nelle opere di bene.
I Magi, ubbidienti alle indicazioni celesti, tornarono al loro paese per altra via. È quanto ci chiede il Signore: dopo averlo incontrato, dopo aver gustato la grazia della sua amicizia, non possiamo rimanere gli stessi, con le stesse inclinazioni dell’egoismo e le curiosità insidiose: per altra via, dobbiamo riprendere il cammino. La via dell’onestà, della giustizia e dell’amore.

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S. Caterina da Siena